Sabato 2 aprile mobilitazione di Cgil-Cisl-Uil per chiedere la riforma della previdenza: Intanto l'Inps fa sapere che sei pensioni su dieci non arrivano a 750 euro.
“L’obiettivo finale è il ricambio generazionale. Dare l’opportunità ai giovani di entrare nel mondo del lavoro. E per raggiungerlo va preliminarmente rimosso un ostacolo: la legge Fornero che doveva rimettere in ordine la previdenza italiana e invece non ha fatto altro che combinare danni”. Emilio Didonè, della segreteria Fnp-Cisl di Milano sintetizza così il senso dell’iniziativa di Cgil-Cisl-Uil di sabato prossimo 2 aprile "Cambiare le pensioni e dare lavoro ai giovani".
“Saremo nelle piazze (a Milano in San Babila dalle 10 alle 18) – prosegue Didonè- delle principali città e tre saranno le manifestazioni (Venezia, Roma e Napoli) a cui parteciperanno i segretari generali Camusso, Furlan e Barbagallo. Sabato vogliamo rilanciare la piattaforma unitaria con la quale si chiede di cambiare le pensioni e dare lavoro ai giovani, tutelare le pensioni in essere, rafforzare la previdenza complementare. Chiediamo inoltre pensioni dignitose per i giovani, per i lavoratori precari e discontinui, accesso flessibile al pensionamento, il riconoscimento del lavoro di cura e la diversità dei lavori”
Nel mirino, appunto, la famigerata Fornero . “ I problemi sono tanti, - puntualizza Didonè- a partire dagli esodati, ma il principale è il ricambio generazionale. Non è accettabile che ci siano settori, come la pubblica amministrazione e la sanità, dove i giovani sono pressoché assenti dagli organici. Poter andare scegliere quando andare in pensione significa anche fare spazio ai giovani e il Governo si deve impegnare, insieme al sindacato, a programmare un ricambio generazionale del mondo del lavoro”.
SEI PENSIONATI SU DIECI SOTTO I 750 EURO MENSILI
E proprio oggi l’Inps ha fatto il punto sull’universo previdenza: Il 64,3% delle pensioni - più di sei casi su dieci quindi - ha un importo inferiore a 750 euro. Analizzando la distribuzione per classi di importo mensile delle pensioni si osserva «una forte concentrazione nelle classi basse». La percentuale del 64,3%, che per le donne arriva addirittura al 78,2%, «costituisce solo una misura indicativa della «povertà». Infatti, spiega l’ente guidato da Tito Boeri, «come abbiamo già avuto modo di osservare precedentemente, sono molti i soggetti titolari di più prestazioni pensionistiche o comunque di altri redditi. Delle 11.595.308 pensioni con importo inferiore a 750 euro, solo 5.322.007 (il 45,9%) beneficia di prestazioni legate a requisiti reddituali bassi (quali integrazione al minimo, maggiorazioni sociali, pensioni e assegni sociali e pensioni di invalidità civile)».
La differenza di genere
La differenziazione per genere è accentuata; infatti per gli uomini la percentuale di prestazioni con importo inferiore a 750 euro scende al 45,2% e se si analizza la situazione della categoria vecchiaia si osserva che questa percentuale scende al 24,5% di cui solo il 25,5% costituito da pensioni in possesso dei requisiti a sostegno del reddito. Sempre per i maschi, si osserva che oltre un terzo delle pensioni di vecchiaia è di importo compreso fra 1.500 e 3 mila euro.