MANIFESTAZIONE
I lavoratori della ristorazione collettiva in piazza per il contratto

Venerdì 5 febbraio, dalle 9.30, corteo da piazza della Scala alla Prefettura. Gli addetti in sciopero aspettano da 32 mesi il rinnovo contrattuale.

Da 32 mesi le aziende della ristorazione collettiva aderenti ad ANGEM ( Dussmann-Gemeaz Elior- Compass- Sodexo ecc) e ACI (Cir, Camst) si rifiutano di rinnovare il contratto nazionale delle lavoratrici e dei lavoratori del settore.


Si tratta delle lavoratrici e dei lavoratori che ogni giorno nelle aziende, negli ospedali, nelle scuole cucinano e servono i pasti a lavoratori, ammalati e studenti. Sono dipendenti in gran parte part-time i cui orari settimanali sono tra le 15 e 20 ore.
ANGEM e ACI vorrebbero modificare le regole del cambio appalto in modo da poter ridurre le ore dei lavoratori, i loro livelli e i loro diritti
Per questo il 5 febbraio è stato indetto da Filcams, Fisascat e Uiltucs lo sciopero nazionale della categoria con iniziative in tutte le città.

A Milano corteo nel centro cittadino. Concentramento ore 9.30 in Piazza della Scala fino alla sede di ANGEM. Conclusione in Prefettura dove una delegazione verrà ricevuta dal prefetto.



Filcams, Fisascat e Uiltucs milanesi denunceranno il comportamento dei committenti, in molti casi pubblici, che non esigono  dalle imprese affidatarie degli appalti il rispetto dei contratti di lavoro e delle normative di legge. Lasciando così lavoratori di un settore debole, come quello degli appalti, senza tutele di fronte ai propri datori di lavoro.


Ricordiamo che il Jobs Act ha definito che in caso di cambio appalto i lavoratori assunti da una nuova azienda, anche se lavorano da vent'anni sullo stesso appalto, vengono considerati nuovi lavoratori, quindi sono privi della possibilità di reintegro in caso di licenziamento illegittimo.


Al prefetto verrà consegnata una lettera per il presidente del Consiglio che evidenzia la situazione delle lavoratrici degli appalti scolastici.  Contrariamente a tutti coloro che lavorano, anche per soli 3 mesi all’anno, essi non hanno diritto ad alcun ammortizzatore sociale nei mesi da giugno a settembre, quando sono privi della possibilità di lavorare causa chiusura delle scuole. Nei mesi estivi non ricevono neppure gli assegni famigliari.

02/02/2016
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