GIUSTIZIA
Permesso di soggiorno, il caso Milano arriva in Parlamento

In un'interrogazione al Ministro dell'Interno si fa esplicito riferimento alla sentenza del Tar della Lombardia che ha accolto il ricorso di un cittadino srilankese, assistito dall'Anolf, a cui era stato revocato il permesso di lungo termine per problemi occupazionali.

Lo scorso luglio il TAR Lombardia aveva accolto il ricorso di un cittadino srilankese assistito dall’ANOLF di Milano, al quale era stato revocato il permesso UE per soggiornanti di lungo periodo a causa del suo prolungato stato di disoccupazione. Il giudice aveva sancito che, in conformità con la normativa europea, lo “status di soggiornante di lungo periodo è permanente” e può essere revocato solo “qualora lo straniero sia pericoloso per l'ordine pubblico e la sicurezza dello Stato, e non a fronte della mera mancanza di redditi”. La questione era stata portata anche all'attenzione della Direzione generale affari interni della Commissione europea, con l'auspicio che, a seguito della sentenza del TAR, la legge venisse finalmente applicata in modo corretto e uniforme in tutta Italia, senza interpretazioni discrezionali che variano da Questura a Questura.

Oggi, grazie ad un'interrogazione, presentata dalla deputata del Pd Marilena Fabbri,  al Ministero dell'Interno, nella quale si cita proprio la "nostra" sentenza, il caso arriva finalmente in Parlamento. La stessa deputata che, da relatrice, è riuscita a strappare ai colleghi un primo sì sulla riforma della cittadinanza per i figli degli immigrati. Nell’interrogazione Fabbri ricorda la sentenza del Tar della Lombardia. Cioè che lo “status di soggiornante di lungo periodo è permanente” e può essere revocato solo “qualora lo straniero sia pericoloso per l'ordine pubblico e la sicurezza dello Stato, e non invece a fronte della mera mancanza di redditi”. Non è giusto, quindi, verificare ogni volta i requisiti che erano necessari per il primo rilascio. “La verifica andrebbe fatta solo sui dati che bisogna aggiornare per far valere la carta di soggiorno anche come documento di identità, come ad esempio un eventuale cambio di residenza” ribadisce Fabbri a Stranieriinitalia.it. “Chiedere di nuovo i requisiti di reddito è un abuso intollerabile”. Il problema è tanto più scottante in vista della riforma della legge sulla cittadinanza. Il testo approvato alla Camera prevede infatti che siano subito italiani i bambini nati in Italia solo quando uno dei genitori ha la carta di soggiorno. “Non possiamo quindi accettare – sottolinea la deputata del Pd – che per il riconoscimento di un diritto così importante entri in gioco la discrezionalità delle Questure, che può tradursi in un’ingiusta discriminazione”. Nell’interrogazione si chiede ad Alfano quante domande di permesso di soggiorno di lungo periodo sono state presentate negli ultimi tre anni e che fine hanno fatto: dopo quanto tempo sono arrivate le risposte? Quanti permessi sono stati rilasciati? Quanti sono i rigetti e per quali motivi? Dati che andrebbero suddivisi “per singole Questure”, proprio per capire se davvero ogni ufficio stranieri fa come gli pare. Le risposte permetteranno almeno di capire quanto è grande l’ingiustizia che si sta consumando silenziosamente sulle spalle degli immigrati. La speranza è però che Alfano faccia un passo in più, ordinando alle Questure di rispettare, tutte, la legge.

13/11/2015
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