EMERGENZA ABITATIVA
Casa: trattativa locale sui canoni a canale concordato

Sicet e Unione Inquilini: nessun accordo in vista anche perché il confronto sulle cifre sui parametri di calcolo dei canoni deve ancora partire.
Tra l’altro sull’emergenza abitativa e sugli sfratti influirebbe ben poco e, comunque solo, nei confronti delle famiglie con reddito stabile e medio alto.
Non sono queste le priorità per un Comune come Milano che ha 23.000 famiglie in graduatoria con un reddito complessivo inferiore a 14.500 euro e 13.000 sfratti in esecuzione, quasi tutti per morosità.

Con qualche stupore apprendiamo dagli organi di Informazione che nelle prossime settimane le rappresentanze sindacali degli inquilini e dei locatori sigleranno un’intesa per modificare il precedente accordo locale sui canoni concordati.
Addirittura viene indicato nel 10% la differenza ad oggi esistente tra la proposta delle associazioni degli inquilini e quella delle associazioni dei proprietari.


Entrambe le notizie non corrispondono alla realtà dei fatti e rappresentano una situazione distorta.
Per quanto ci consta tutte le organizzazioni sindacali degli inquilini, dopo alcuni incontri del tutto interlocutori in cui non si è discusso assolutamente di importi di canone, sono in attesa di una proposta economica unitaria da parte dei sindacati dei locatori che non è mai arrivata.
Allo stato attuale non sono stati fissati incontri ulteriori.

E’ però opportuno chiarire che:
- i valori di canone definiti con l’accordo del 1999 non sono rimasti invariati, ma sono stati automaticamente aggiornati, come previsto da un Decreto ministeriale, in misura del 100% della variazione ISTAT annuale, cioè in misura ben maggiore di quanto siano stati aggiornati gli stipendi delle famiglie italiane;
- la disponibilità alla sottoscrizione di un nuovo accordo locale da parte di SICET e Unione Inquilini è subordinata all’introduzione di un vincolo applicativo da parte delle associazioni della proprietà;
- gli eventuali nuovi valori di canone concordato devono essere compatibili con i redditi delle famiglie in affitto e non semplicemente agganciati ai valori di mercato.

E’ sbagliato, invece, far dipendere dagli esiti di questa trattativa la soluzione del problema degli sfratti e dell’emergenza abitativa.
La grandissima parte delle 13.000 famiglie sfrattate a Milano hanno bisogno di un’offerta alloggiativa pubblica a canone sociale, non a canone concordato, e lo stesso vale per le 23.000 famiglie in graduatoria che hanno redditi complessivi inferiori a 14.500 euro.

Sull’emergenza abitativa, pur all’interno di un confronto (peraltro un po’ asfittico). sarebbe meglio che ognuno facesse il suo mestiere.
Ad esempio l’assessore alla Casa di Milano, oltre a concentrarsi su una futuribile e poco efficace Agenzia Sociale per la locazione che prevede l’impiego di ingenti risorse pubbliche da elargire alla rendita immobiliare, sarebbe opportuno che trovasse i soldi per sistemare temporaneamente in albergo le famiglie sfrattate e per ristrutturare le case comunali vuote.

Se, poi, tutti insieme, anche il Comune di Milano, volessimo finalmente dire che si deve drasticamente modificare la Legge 431/98, abolendo innanzitutto il regime locatizio di libero mercato che è alla base dell’attuale condizione di morosità delle famiglie, eviteremmo di dovere fare discussioni intorno a trattative sindacali defatiganti  e quasi del tutto inutili per quelli che rappresentiamo.


SICET Milano
Leo Spinelli

Unione Inquilini Milano
Bruno Cattoli


04/09/2014
Twitter Facebook