C’era la reliquia del sacro Chiodo. Ma anche musica classica che incontra la moderna con Marco Sbarbati, David Van De Sfroos e Vittorio Grigolo. Oltre 20mila presenti, in ammirazione anche per le storie di amore e perdono raccontate dal sagrato.
Siamo abituati ai concerti rock e alle folle dei festival in piazza Duomo a Milano. Ma raramente capita di vedere attenzione e affluenza così partecipata per un evento religioso, che a dire il vero, ha sconfinato anche in una dimensione laica inaspettata. L’arcivescovo Angelo Scola ha chiamato l’happening di ieri in Duomo “Venite a vedere questo spettacolo”. Un invito alla multiculturalità della città, all’unione di intenti più che preghiera collettiva.
Esperimento riuscito, visto che i 20mila che avevano prenotato i posti si sono moltiplicati per la durata della serata, e hanno ascoltato musica ma anche testimonianze importanti di come il messaggio cattolico può essere esteso con semplicità e convinzione nei gesti quotidiani.
Il tutto era partito da una processione che il cardinale ha voluto per portare in giro per la città la reliquia del sacro Chiodo, quello che la tradizione vuole sia uno dei chiodi della crocifissione di Cristo. Poi lo show in Duomo, con momenti scenografici di rara intensità.
Passaggio toccante la testimonianza, seguito in assoluto e commosso silenzio, di Gemma Capra, vedova del commissario Luigi Calabresi che ha parlato di perdono difficile ma possibile degli assassini di suo marito. «Ho pensato che nel momento della terribile notizia della morte di mio marito – ha detto – qualcuno mi fosse venuto ad alleviare le pene. E in quel momento ho trovato la fede che ho la fortuna di rinnovare ogni giorno».
Vero è che Scola ha voluto accogliere la richiesta di Papa Francesco di «portare Cristo alla gente senza aspettare che la gente venga in Chiesa». Ma lo spettacolo, andato in diretta su Tv 2000, è sembrato quanto di più moderno possa offrire la città sulla contaminazione tra fede e cultura popolare.
LA MUSICA – Il bravo emergente Marco Sbarbati ha cantato sul sagrato un’intensa versione con orchestra e chitarra di l’Hallelujah di Leonard Cohen. Il brano degli anni 80 è sembrata una scelta vincente e anche la sua talent scout Caterina Caselli, in prima fila, ha gradito. «Sono stato invitato dal tenore Vittorio Grigolo – ci ha detto Sbarbati prima dello show – e mi è sembrata un’occasione importante per portare questa musica a credenti e non credenti. Il potere del messaggio è proprio questo, il non avere schieramenti quando si ascolta una bella canzone». Sbarbati è un cantautore che da solo si è fatto strada nel mondo della musica indipendente, partendo da zero, ovvero suonando per strada. «La musica è di tutti» dice parlando del suo modo di fare performance. E aggiunge: «Per me è significativo fare questo passo grande davanti a una folla nella prima piazza della città che è il centro della musica in Italia. È un contesto diverso ma le emozioni sono le stesse, credo. Milano accoglie, regala opportunità. Ho amici nelle Marche che se potessero trasferirsi porterebbero la loro carriera a un altro livello. Io stesso che da casa mi ero trasferito a Bologna, per fare quello che voglio devo venire qui. È una vitalità che mi interessa anche se le grandi dimensioni continuano a pormi degli interrogativi, per me ragazzo di provincia».
L’eroe pop lombardo Davide Van De Sfroos ha poi intonato la Ninna nanna del contrabbandiere, in un’ovazione generale, che è sembrata liberatoria. Così come l’ironia contagiosa di Giacomo Poretti, del trio Aldo, Giovanni e Giacomo, ha interrogato tutti sul vero messaggio dei riti cattolici che a volte ripetiamo meccanicamente. E ha stupito con un inaspettato racconto del dialogo tra la Madonnina e il figlio in Croce.