La recessione colpisce in modo pesante i lavoratori immigrati che sono 2 milioni e mezzo, 10% del totale degli occupati. Peggiorano le condizioni lavorative e le retribuzioni: particolarmente penalizzata la componete maschile e chi è occupato nell'industria.
Lunedì 15 luglio presso la sede del CNEL a Roma è stato presentato il Terzo rapporto annuale sugli immigrati nel mercato del lavoro in Italia , curato dalla Direzione Generale dell’Immigrazione e delle Politiche di Integrazione del Ministero del Lavoro. Complice una crisi che sembra colpire gli immigrati più degli italiani, i dati emersi attestano un generale peggioramento della qualità del lavoro e delle retribuzioni dei quasi 2,5 milioni di lavoratori stranieri presenti nel nostro Paese, che sono il 10% sul totale degli occupati.
Preoccupanti, innanzitutto, i numeri relativi alla disoccupazione, con una crescita esponenziale soprattutto della componente maschile: se nel 2008 i cittadini stranieri in cerca di lavoro erano 162 mila, di cui 94 mila donne e 67 mila uomini, nel 2012 i disoccupati di nazionalità non italiana hanno raggiunto quota 383mila e di questi ben 190mila sono uomini.
Un aumento dovuto soprattutto all’espulsione dai comparti produttivi manifatturieri, a cui si aggiunge una componente di giovani in fase di transizione dalla scuola alla vita adulta e professionale, per lo più di seconda generazione, poco disposti ad essere costretti nelle mansioni storicamente ricoperte dai propri genitori. Un fenomeno nuovo, quindi, a rischio di forte destabilizzazione sociale, che colpisce in particolare le comunità straniere maggiormente inserite nel settore industriale, mentre per il momento continuano a reggere quelle più caratterizzate dal lavoro nel settore dei servizi, soprattutto alle famiglie e alla persona.
Comune a tutti i lavoratori stranieri, invece, l'impiego in mansioni sottodimensionate rispetto al proprio livello di istruzione o di qualificazione e una retribuzione netta mensile che, in media, è nettamente più bassa di quella dei colleghi italiani, con un divario che ha ormai superato i 300 euro al mese. Si conferma quindi, ancora una volta, la necessità di mettere mano in maniera strutturale alla normativa italiana in materia di immigrazione, superando in questo momento di stabilizzazione del fenomeno migratorio, la fallimentare logica dei flussi e delle conseguenti sanatorie per concentrarsi su una reale integrazione dei lavoratori stranieri presenti nel nostro Paese, a partire dall'emersione di tutti coloro che ancora oggi sono impiegati "in nero" per arrivare finalmente al superamento di quel dualismo tra italiani e stranieri che fino ad oggi ha caratterizzato il nostro mercato del lavorO.
- DOCUMENTO DA SFOGLIARE: SINTESI DEL RAPPORTO CNEL