Dal primo di luglio l'ex repubblica jugoslava è un nuovo membro della Ue. Ma per i croati che volessero venire in Italia per i prossimi due anni non cambierà niente. Eccetto gli stagionali e i collaboratori domestici per i quali non c'è essuna limitazione. Cosa dice il decreto ministeriale.
Dal primo luglio la Croazia è diventata il 28esimo Paese della Comunità Europea, ma i suoi cittadini, se verranno a cercare lavoro in Italia, per almeno due anni non avranno gli stessi diritti di un francese o di un tedesco. Come accaduto in passato con Romeni e Bulgari, infatti, l'Italia ha deciso di porre un freno al loro accesso nel mercato del lavoro, accogliendo le sollecitazioni di alcune Regioni, prima di tutte il Veneto, che paventavano addirittura un'invasione con effetti distorsivi sulla situazione economica del nostro Paese. Ancora una volta, quindi, si è deciso di ricorrere al cosiddetto regime transitorio, sulla base del quale, se si vuole assumere un lavoratore croato, bisogna comunque attendere un eventuale decreto flussi, come accade per i lavoratori extracomunitari.
Fanno eccezione soltanto gli autonomi e alcune categorie di lavoratori subordinati, primi tra tutti gli stagionali e i collaboratori domestici, per i quali la CISL e gli altri sindacati, che hanno sempre ritenuto simili restrizioni utili solo a generare ulteriore lavoro nero, sono riusciti a "strappare" il libero accesso al nostro mercato del lavoro.
DOCUMENTI ALLEGATI:
- Circolare ministeriale
- Circolare Cisl