LA CITTA' E L'AUTOMOBILE
Milano, i motori e chi li fabbricava

1910-2000, la nascita dell'Alfa Romeo e la chiusura dello stabilimento di Arese. Praticamente un secolo di storia che segna la parabola dell'industria automobilistica meneghina nel nuovo libro di Costantino Corbari.

C’era una volta l’automobile. Almeno a Milano. E’ racchiusa in un arco di tempo lungo poco meno di cento anni la parabola dell’industria automobilistica meneghina. Se vogliamo indicare delle date, possiamo prendere a riferimento la storia dell’Alfa Romeo, nata a Milano nel 1910 e morta ad Arese nel 2000, quando dai suoi cancelli sono uscite le ultime Spider e Alfetta Gtv costruite negli impianti alla periferia nord della città. Su quegli oltre due milioni di metri quadri di territorio, situati in un’area strategica, attorniati da importanti vie di comunicazione, oggi sono rimasti il museo storico e poco altro. Il resto è un susseguirsi di capannoni e piazzali abbandonati, con alcuni tentativi di reindustrializzazione di scarso successo e un destino incerto. Dell’Autobianchi di Desio e dell’Innocenti di Lambrate, le altre due maggiori case automobilistiche milanesi, si sono quasi perse le tracce. Ancor prima della chiusura di Arese escono di scena anche le tute blu, gli operai che con la loro professionalità hanno contribuito al successo delle vetture “made in Milano”. Quell’energia che ha segnato un secolo di storia cittadina, della crescita e dello sviluppo del suo territorio, si è esaurita. Un’epoca che ha visto protagonisti i lavoratori,  attori del cambiamento, interpreti di tante battaglie di civiltà è terminata. Le tute blu, la classe operaia che immaginava un futuro sempre migliore, per sé e per i propri figli, improvvisamente è scomparsa. Rifluendo nel sommerso, nel precario. Costretta a difendere ciò che aveva con fatica raggiunto. Incapace di disegnare nuovi futuri.

Presentazione di Giorgio Bigatti - I motori di Milano. È un titolo che nasconde più di un problema. Intanto dice, o forse sottintende, due cose in una. Non si parla semplicemente di motori, o meglio dell’industria dell’automobile, parla anche, e forse soprattutto, di chi in questa industria ha lavorato. Sono loro i veri motori di Milano, sembra implicitamente suggerirci l’autore. Ma questo, anziché semplificare le cose, le complica dannatamente. La chiusura nel 2000 dello stabilimento di Arese, ridotto a ospitare in un’area di oltre 2 milioni di mq un call center multilingue, il Museo storico dell’Alfa Romeo e il Centro di documentazione, non archivia semplicemente la vicenda che si era aperta un secolo prima con la nascita dell’industria dell’auto, che proprio a Milano aveva avuto una delle sue capitali. Rappresenta e riassume la fine della parabola di una città che è stata a lungo identificata con l’industria e il lavoro. Ma è anche il segno evidente di una metamorfosi ancora incompiuta o non compiutamente realizzata.

L’autore - Costantino Corbari, giornalista e scrittore si occupa da molti anni del mondo del lavoro e del sistema delle imprese. Tra i suoi scritti: Lo sciopero di Giacomo, Periplo Edizioni, Lecco 1995; Il beato fumatore, Periplo Edizioni, Lecco 1998,  Maria non balla, Comedit 2000, Milano 1999; Il ferro inutile, Ferrari, Clusone 2002; Memorie in tuta blu, Edizioni Lavoro, Roma 2005; Angeli senza ali, con prefazione di Giorgio Napolitano, Edizioni lavoro, Roma 2008. Per BiblioLavoro ha pubblicato nel 2007 Dall’oratorio alla fabbrica, nel 2008 Affettato misto e nel 2010 La fabbrica sul lago.

I motori di Milano

Tute blu per il secolo veloce

Costantino Corbari

BiblioLavoro, Milano

144 pagine, 12 euro

21/05/2013
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