Guido Conti
Miti e storie del Grande fiume Po

Un saggio che si legge come un romanzo. Un viaggio fisico e metafisico dalle sorgeenti allao sbocco in mare del Grande fiume. Tante storie mitiche e tanti racconti di gente comune

Il Po è il fiume più importante d’Italia. Come  si impara fin dalle scuole elementari, taglia il Paese in due parti. Dalla sorgente sul Monviso, in Piemonte, scorre fino al delta, in Emilia-Romagna, da dove sfocia nel mare Adriatico. Non prima però di transitare in Lombardia e anche (per un breve tratto) in Veneto. Qualcuno vorrebbe trasformare questo confine geografico in confine politico-amministrativo. Ma lasciamo stare. Il Po, si è detto, è il fiume più importante d’Italia, ma pochi lo conoscono davvero. Pochi sanno quanta storia (con la s maiuscola e minuscola), in definitiva quanta vita, hanno attraversato e percorso le sue acque, oggi un po’ bistrattate da decenni di incuria e sfruttamento selvaggio. Guido Conti , scrittore parmigiano, già autore di una bella biografia di Giovannino Guareschi e di alcuni interessanti romanzi, ha meritoriamente condotto un’operazione-recupero, raccogliendo, organizzando, riscoprendo le vicende (racconti, personaggi, miti, luoghi, leggende, natura e perfino ricette) dell’ex Eridano (così lo chiamavano gli antichi), in un corposo volume di oltre 400 pagine: “Il grande fiume Po” (Mondadori, 21 euro).

Attenzione, corposo non significa noioso. Anzi. Il libro non è un saggio per iniziati, ma una sorta di “antologia”, che si legge come un romanzo (e non è una frase fatta). Conti compie un viaggio (fisico e metafisico) lungo il corso del fiume, da dove sgorga (su una pietra c’è  scritto “Qui nasce il Po”) fino allo sbocco in mare, per poi raccontare quello che ha visto, sentito, letto, assaporato. Il lettore viene così guidato in un itinerario sorprendente e suggestivo, alla scoperta delle storie e delle genti legate a queste acque. Perché il fiume  è stato per secoli (ed è ancora oggi) teatro di fatti e incontri straordinari. Del resto, come diceva Giovannino Guareschi: sul Po accadono cose che non accadono in nessun altro luogo. Conti racconta mille storie: la morte di Fetonte, caduto nell’Eridano colpito da Zeus; il passaggio degli elefanti di Annibale, dei cavalli di Attila, dei lanzichenecchi, dei carri armati tedeschi, di Federico Barbarossa, Matilde di Canossa, Napoleone, Garibaldi; le vicende di città e di paese (Torino, Pavia, Cremona, Roncole Verdi, Viadana, Mantova, Ferrara…); il rapporto tra il fiume, la letteratura e l’arte (Plinio il Vecchio, Virgilio, Pavese, Soldati, Brera, Guareschi, Zavattini, Ligabue, Parmigianino, Sofonisba Anguissola…). E poi le vite di tante persone comuni (si fa per dire): il barbiere-libraio di Colorno, il “re” del Po di Boretto, lo sciacallo che derubava i cadaveri dei soldati del Terzo Reich… O “Tarzan” il pescatore,  che con le sue parole dice molto su cos’è diventato il Po oggi: “Una volta era l’acqua più bella del mondo. Ma un giorno, ero già in pensione, pioveva che Dio la mandava, stavo legando la barca quando metto la mano in acqua e comincia a bruciarmi la pelle. Ho capito che il fiume per me era morto. Allora ho tagliato la corda che legava la barca al palo e l’ho lasciata andare in balia della corrente. L’ho guardata allontanarsi. Non sono mai più tornato in acqua”.  Un altro merito del lavoro di Conti è aver scritto un libro che si può leggere “a pezzi”, a seconda della voglia e del tempo. Non è necessario partire dalla prima pagina, il filo conduttore, la trama è il Po, non c’è pericolo di perdersi: ogni capitolo, anzi ogni paragrafo, anche se è parte del mosaico complessivo, fa in qualche modo storia a sé. Si può gustare da sé: sarà che ogni tanto ci si imbatte in una ricetta o in un racconto che ha a che fare con il cibo, con i buoni prodotti delle terre bagnate dal fiume, ma questo è un libro che si può anche gustare con il palato. Il suo sapore resta in bocca.

19/11/2012
Mauro Cereda - info@jobedi.it
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