INTERVISTA A ELEONORA VOLTOLINA
Se potessi avere mille euro al mese

Eleonora Voltolina, direttore della “Repubblica degli stagisti”, pubblicazione on-line sul lavoro giovanile, è autrice di “Se potessi avere mille euro al mese”, libro che racconta l’Italia dei “sottopagati”...

SE POTESSI AVERE MILLE EURO AL MESE

Eleonora Voltolina

Laterza

15 euro

Indagine

Eleonora Voltolina, direttore della “Repubblica degli stagisti”, magazine on line sul lavoro giovanile, è autrice di “Se potessi avere mille euro al mese” (Laterza, 15 euro), un libro che racconta l’Italia dei “sottopagati” e avanza qualche proposta per invertire la rotta.
Perché gli stipendi dei giovani italiani sono così bassi?
Per molti motivi. Uno di questi è che in Italia l’anzianità conta moltissimo e quindi i redditi seguono un profilo ascendente per età. In altri Paesi al contrario, come Germania e Inghilterra, il sistema è a “U rovesciata”: si guadagna di più quando si è nell'età più produttiva, e poi progressivamente di meno man mano che si invecchia. Un altro importante motivo, che è uno dei fil rouge del mio libro, è che i giovani anziché venire assunti con contratti di lavoro dipendente subordinato vengono molto spesso inquadrati come "autonomi", con quei contratti che si definiscono con una parola molto ipocrita "parasubordinati": co.co.co., co.co.pro., collaborazioni a partita Iva. Tipologie sganciate dai contratti nazionali di categoria, e che quindi permettono ai datori di lavoro di non adeguarsi ai parametri retributivi e di non erogare tredicesime, quattordicesime e Tfr. Con questi meccanismi truffaldini i giovani guadagnano pochissimo!
Fino a qualche tempo fa si parlava di Generazione mille euro. Adesso lei sostiene che si dovrebbe dire Generazione 700 euro: la situazione è dunque peggiorata?
Purtroppo non lo dico solo io, ma tutte le rilevazioni statistiche. Perfino Fabrizio Saccomanni, direttore generale della Banca d'Italia, l'ha detto pubblicamente. I giovani guadagnano drammaticamente poco, non riescono ad arrivare alla fine del mese, e restano in carico alla famiglia anche fino ai trenta o addirittura ai quarant'anni.
Lei parla di “un esercito senza armi, tutele e santi in paradiso…”. Cosa bisognerebbe fare per dare una svolta?
Nell'ultimo capitolo del libro ci sono i nove “tracks” che secondo me servirebbero a ripristinare un semplice principio di equità: ai giovani devono essere offerte opportunità professionali decenti affinché possano mantenersi, secondo l'articolo 36 della Costituzione, in maniera libera e dignitosa. Dal principio di pagare chi lavora (e almeno un po' chi impara a lavorare) a quello di riformare il diritto del lavoro e introdurre ammortizzatori sociali universalistici, fino alla necessità di un radicale ricambio generazionale, lì ci sono tutte le proposte che io penso potrebbero davvero far cambiare questa Italia.

12/06/2012
Mauro Cereda - m.cereda@jobedi.it
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